Questa volta, la ditta che gentilmente ci accompagna a destinazione
è la Móvil Tours, abbastanza scarsa ma funzionale: se non altro,
non giocano al bingo! Partiamo alle 21.30 ed arriviamo, tanto per cambiare,
verso le 6.30 del mattino, con in mente una pensione letta nella nostra guida.
Ci viene a prendere un tassista, che inizia a dirci che il posto dove vogliamo
andare è davvero brutto e lontano, ed il secondo nome che proponiamo
lo fa quasi inorridire. "In quel postazzo per coppiette?!", ci chiede
perplesso. Non so, istintivamente ci fidiamo di lui e ci porta in una via
con delle case; scendiamo e suoniamo il campanello di una di queste abitazioni,
dove ci accoglie una signora sui quaranta, mezza assonnata. La signora in
effetti affitta stanze, ma al momento l'albergo/casa è pieno e ci manda
da sua sorella, a poche centinaia di metri di distanza. Altra bella scampanellata
notturna, e ci accoglie una ragazzina sui 15 anni, di nome Tàbata.
Il posto c'è, ed è proprio la stanza da letto sua! Lei sale
con noi, prende le proprie cose (qualche vestito ed altri oggetti personali)
e ci augura buon riposo.
Sembra una sistemazione davvero ottima, ed inoltre costa poco (10 euro, 40
soles). Ne approfittiamo per dormire un po', nonostante la mancanza delle
tapparelle sia un bel problema per me, e verso le 9 andiamo nella prima casa
perché ci viene detto che di mattina partono le visite a Chan Chan.
Veniamo così a scoprire che siamo andati a casa delle due guide più
famose di tutta Trujillo, Clara Luz Bravo D e Michael White. Peruviana lei,
inglese lui, hanno scritto molti libri sulla cultura Moche e sulla città
di Chan Chan, pubblicati nelle varie guide di viaggi di tutto il mondo, compreso
in Giappone. Andremo quindi con loro: Michael curerà la versione in
inglese per i partecipanti alla gita (una inglese gnocca, un giovane canadese,
un finlandese con il cappello da texano ed una biglia sempre in mano, con
cui gioca mostrando facce ebeti), mentre per me e Giovanni abbiamo la Clara
in esclusiva. Teoricamente, bisogna partire per le 9.30, ma tra la colazione,
una chiacchiera, un'attesa, un'altra chiacchiera ed il solito andazzo peruviano
putres, si fanno le 10.30, quando finalmente arriva un taxi. Il guidatore
e la ragazza si siedono davanti; io, Giuva, ed il finlandese dietro (il ragazzo
canadese ci raggiungerà solo nel pomeriggio), mentre Michael e Clara
si mettono nel bagagliaio della station wagon!
Chan Chan è davvero emozionante. Il sito archeologico copre un'area
di 20 kmq, e venne eretto dai Chimú verso il 900 dC. È la città
di mattoni di fango (adobe) più grande di tutto il sudamerica.
Dieci re vissero a Chan Chan, e poi arrivò Francisco Pizarro, nel 1470,
che espugnò la città in quel tempo in mano agli Incas, e la
minò, distruggendone gran parte, alla ricerca di enormi miniere d'oro
e d'argento.
L'importanza di Chan Chan, a parte la propria grandezza, è dovuta al
fatto che per la prima volta si trova un chiaro concetto di "classe sociale":
ci sono dieci cittadelle, ognuna delle quali dedicata a funzioni specifiche,
come quartieri marginali, zone elitarie, magazzini, depositi, cimiteri, dighe,
pozzi. Si nota inoltre la grande capacità di tali popoli di deviare
il corso dei fiumi: tale costruzione infatti si trova nel deserto (ed è
per questo che si è conservata così bene), ma sapienti opere
di idraulica portarono l'acqua di fiumi lontani fino all'interno della città,
dove ci sono ancora dei pozzi ben visibili. Splendide le decorazioni, tutte
dedicate a temi quali la pesca e fauna e flora ittica.
La nostra guida, vestita da spavento (stile Maga Magò), sapeva un sacco
di cose e, sciabattando lungo tutto il perimetro, ci ha spiegato la storia
della città ed alcuni dettagli artistici ed architetturali interessanti.