La prima settimana si svolge all’insegna della scoperta del posto e di tutto ciò che ci servirà all’atto pratico.
Il primo compito, ad esempio, è quello di riuscire a fare la spesa di domenica, visto che, secondo la signora, tutto è chiuso ed a Le Lavandou sembra esserci solo un piccolo negozietto, lo Shopi, dove poi ci rechiamo senza problemi Più tardi, all’ufficio del turismo, scopriremo che il posto è pieno di supermercati, tutti vicinissimi: Casino, Intermarché, ED e lo Shopi stesso!
Il secondo compito è trovare un ombrellone per la spiaggia, visto che non esiste nulla di organizzato, tutto è libero, ma, pur sapendolo, non ci siamo fidati del mitico ombrellone comprato in Croazia nel 2003; certo è che, senza, non possiamo goderci il caldo dei 28 gradi e Cristina può uscire solo la sera. Sorprendentemente, lo troveremo solo in un negozio, ma questa volta si tratta di materiale buono!
Finite le incombenze, finalmente possiamo iniziare a goderci le vacanze: Le Lavandou offre 12 spiagge e la mia idea è quella di andarle a vedere tutte. Ovviamente partiamo con quella davanti al residence, l’Anglade, che è forse una delle più belle, ed arriviamo sino a La Favière, con un piccolo porticciolo vicino ad una collinetta da cui si gode un bel panorama della costa.
Il giorno dopo andiamo a Saint Claire, raggiungibile tramite un’ avventurosa passeggiata chiamata promenade du litoral, talmente avventurosa che non riusciamo a percorrerla con il passeggino: anzi, dovendo cambiare percorso siamo pure costretti a sorbirci una cinquantina di scalini che non fanno altro che rafforzare i muscoli delle mie possenti braccia…
Prima di rientrare in hotel ne approfittiamo per una passeggiata culturale di un’oretta seguendo il percorso dei pittori, che ci porta a conoscere, attraverso miniature dei quadri dei puntinisti poste lungo il cammino, la vita e le opere di chi visse, studiò e infine morì a Le Lavandou, in particolare Henri Edmond Cross (Douai, 20 maggio 1856 – Saint-Claire, 16 maggio 1910) e Théo Van Rysselberghe (Ghent, Belgio, 23 novembre 1862 - Saint-Clair, 14 dicembre 1926).
Nei giorni successivi continuiamo questa sorta di passeggiata on the beach e raggiungiamo Cavalière, enorme e bella, in posizione riparata dal vento che a volte soffia abbastanza forte, e Aiguebelle, detta anche la charmeuse (di charme, però ne ha ben poco);
In tutte queste spiagge il mare è stupendamente trasparente, anche se abbastanza freddo (23°) e quasi subito profondo, mentre la spiaggia è poco affollata, molto pulita e tranquilla (a parte La Fossette, il posto più brutto dove per giunta quattro bambocci davano fastidio a tutti).
La seconda settimana viene arricchita da uscite serali e da una gitarella: inauguro la nostra prima serata ad un ristorante cino/vietnamita rompendo un bicchiere, ma mangiamo molto bene, e ci lanciamo poi in ben due cene a base di pesce nei ristoranti all’aperto, scofanandoci cozze e branzini a volontà. In un caso, proprio il giorno del nostro anniversario di nozze, Cristina ci fa penare, perché non ne vuole sapere di stare ferma nel passeggino, e la Jenny ed io dobbiamo fare a turno: uno la porta in giro e l’altro mangia, e viceversa, ma ce la caviamo lo stesso!
L’altra cena, invece, si rivela divertente perché, nel prenotare, mi dimentico di dire che abbiamo il passeggino e quando arriviamo scopriamo che il tavolo a noi assegnato è irraggiungibile. La cameriera ci redarguisce (“La poussette c’est très importante, monsieur!”), ma per fortuna una coppia di signori capisce la situazione e si offre di spostarsi al tavolo accanto, lasciandoci quello più esterno e dunque facilmente accessibile anche con la Cristina. Come primo piatto ordino una zuppa di pesce, e mi arriva una pentola in coccio, un mestolo, un piatto, ed un piattino con crostini, una salsina rossa e del formaggio a quadratini. Mi chiedo come fare ed il signore accanto si offre di spiegarmi la procedura; probabilmente temendo che non lo capisca, dopo avermi detto di versare il brodo nel piatto, con le sue mani mi prende i crostini, ci mette sopra la salsa, il formaggio e me li schiaffa dentro il brodo. La moglie commenta aspramente la rozzezza del marito, ma lui, per tutta risposta, esclama: “Si c’est bon, c’est bon!”. La serata poi si conclude con il divertimento più grande per Cristina: una partita di pétanque, il gioco delle bocce che tanto piace ai francesi, visto che appena possono si fanno una partitella, ed evidentemente anche a nostra figlia, che grida eccitata ad ogni boccia che vola, rotola, cade e ne colpisce un’altra!