Oggi inizia la nostra prima escursione di un giorno a circa
63 km da Sousse, e dobbiamo capire se sia meglio usare la corriera oppure
i louage (“noleggio”, in francese), taxi collettivi privati. Per prima
cosa dunque ci rechiamo all’ufficio del turismo, a pochissime centinaia di
metri dal nostro albergo, dove troviamo un paio di persone davanti a noi.
Una di loro chiede all’impiegata di consigliarle i ristoranti, ma la risposta
che ottiene è: “Non so, signora, io mangio a casa mia!”. Invece è ferratissima
sugli orari dei mezzi di trasporto, e scopriamo che sia i louage che gli autobus
partono dallo stesso posto, cosa che ci semplifica di molto la vita; inoltre,
gli autobus sono pochi ma hanno un orario fisso, mentre i louage sono molti
ma partono solamente dopo quando sono pieni.
La stazione non è in posizione centrale, e per andarci usiamo un taxi, elemento
questo fondamentale per aggiungere un tassello alle nostre conoscenze del
luogo: esistono infatti sia taxi ufficiali, che hanno un adesivo trasparente(!)
attaccato ad uno dei due finestrini posteriori ed il compteur, tassametro,
regolarmente in funzione, sia taxi “privati/abusivi” dove ci si mette d’accordo
prima oppure si deve esplicitamente dire “avec le compteur, monsieur”
(visto che il tassametro ce l’hanno anche loro, ma è spento); questa volta
ci capita il taxi ufficiale, e capiamo finalmente anche i prezzi di mercato
di una corsa: mai più di 2TD fino a 2km circa di percorso, altro che 4TD per
300 metri di strada!
Arrivati in una strada mezza sterrata, troviamo un enorme capannone sotto
il quale compaiono almeno un centinaio di Fiat bianche con una riga rossa,
i louage appunto, ed attorno ad esse varie persone si affannano a gridare
la destinazione: “Kairouan! Kairouan! Monastir! Sfax! Sfax! Gafsa! Tozeur!”.
Affascinati, compriamo il regolare biglietto e, su indicazioni di almeno una
decina di persone, tutte affabilmente disposte ad aiutarti, saliamo in macchina.
Ci vogliono 40’ affinché la macchina si riempia del tutto, ma d’altronde la
corriera parte due ore dopo, quindi…
Il viaggio è tranquillo e senza soste intermedie, e dopo un’ora circa siamo
già a destinazione. Thysdrus, l’antico nome di El Jem, meno di 20.000 abitanti,
non offre assolutamente nulla, ma qui si può visitare il maestoso anfiteatro
romano, costruito attorno al 230dC forse per volontà del proconsole romano
Gordiano. Lungo 138m, largo 114, i posti a sedere più lontani arrivavano a
30m di altezza e poteva contenere sino a 30.000 persone.
Conservato perfettamente, è bellissimo sia visitare i vari livelli su cui
potevano sedersi i paganti, sia entrare nei cunicoli sotto il palco, percorrere
in questo modo lo stesso tragitto che compivano gli animali ed i poveri gladiatori
prima dello scontro finale, e poi riuscire in superficie quasi percependo
in sottofondo le grida di incitamento degli spettatori!
Naturalmente, anche in questo teatro, proprio come nel ribat di Monastir,
c’è un mega festival del cinema, e le sedie, il palco moderno, i cavi, le
casse ed i fari rovinano un po’ l’atmosfera!
Circa 1km a sud dell’anfiteatro c’è uno stupendo museo, assolutamente
impedibile perché ospita, in una costruzione romana ricostruita, una collezione
di mosaici davvero bella; tra queste, proprio una scena di gladiatori nel
teatro di El Jem.
Per il ritorno potremmo anche pensare di usare il treno, perché i louage per
Sousse sono tutti vuoti e non vogliamo rimanere un’ora in attesa senza far
niente; così ci incamminiamo, prima lungo la strada sbagliata, e poi, grazie
ovviamente all’inseparabile bussola della Jenny, nella direzione corretta,
sino alla stazione dei treni, dove però scopriamo che l’attesa è ancora maggiore!
Torniamo quindi sui nostri passi, ma per fortuna passano meno di trenta minuti
che l’auto è già piena e ci riporta a Sousse: per la seconda volta consecutiva,
siamo gli unici turisti a bordo di questi mezzi!
Arrivati in hotel, un fragore ci sorprende: sono iniziati i fuochi d’artificio!
Eh già, il famoso “carnevale” di cui parlava il taxista il giorno prima altro
non è che un’enorme sfilata per la celebrazione dell’anniversario della Repubblica,
che quest’anno ha raggiunto la quota fatidica di 50 anni! Peccato però che
la pirotecnica non sia né artisticamente interessante né tecnicamente di qualità:
il fumo che si leva dai razzi è così denso che oscura il cielo ed i fuochi
stessi!
Per cena decidiamo di ritornare nella medina, non lontano dal ribat, per prenderci
delle briq al Restaurant Le Peuple. Il cibo è molto buono, peccato
solo che per tutto il tempo uno strimpellatore di cornamusa si metta a suonare
una specie di musica scozzese!
E domani, che si fa? Domani si va a Kairouan, la città santa.