07.08: ANTALYA
È mattina inoltrata, e la corriera si ferma in prossimità
della porta di Adriano, all’inizio del quartiere storico di Antalya, chiamato
Kaleiçi. Scendiamo, ma non sappiamo se proseguire a sinistra o a destra, e
pertanto chiediamo lumi ad un signore. Come risposta otteniamo “Kaleiçi? Taxi!”.
Lo mandiamo allegramente a quel paese, e proviamo ad andare a sinistra. Dopo
circa 100 metri troviamo un arco romano malmesso: serviva proprio un taxi
per coprire tutta quella distanza! In lontananza, veniamo raggiunti da varie
frasi come “Volete un hotel? Da dove venite? Posso aiutarvi?”; insomma, il
solito disco di sempre cui ormai non rispondiamo da diverso tempo.
La pensione che abbiamo scelto è in prossimità del porto degli yacht, e si
chiama “Sabah Pansiyon”. Ha l’aria condizionata, una manna data la calura
mostruosa che ci schiaccia, e così ne approfittiamo per riposarci un po’ e
cercare di recuperare la terribile notte precedente.
La Jenny dorme della grossa, ed io esco per cercare di capire dove si comprano
i biglietti per le corriere: la guida non parla di orari, e noi dobbiamo assolutamente
capire a che ora partire per la nostra tappa successiva, Fethiye, e quindi
come organizzarci di conseguenza.
Non trovo alcun tipo di indicazione, né posso chiedere nulla in quanto capiscono
esclusivamente il turco. Il massimo che ottengo, quando fermo una signora,
è che mi guardi, alzi la mano come dire “attendi”, e poi stia zitta; capirò
solo dopo che mi voleva far salire sul dolmuş con destinazione la stazione
centrale, a circa 3km dalla città.
Torno, accaldatissimo e sempre marpionatissimo dai vari venditori, per poi
uscire nuovamente con la Jenny ed una nuova cartina, presa alla pensione,
un po’ migliorata: adesso sappiamo dove andare, ma il buffo di quella cartina
è che, vicino alle varie agenzie di viaggio, scrivono “Cami” per orientarti;
poi alzi la testa e ti ritrovi con almeno cinque moschee in cinque posti diversi:
a quale si riferivano?
Finalmente, un’anima pia ci aiuta senza secondi fini commerciali (una rarità!),
e ci rechiamo alla Metro, ditta famosa in Turchia per avere le corriere più
belle. Nella tratta Antalya-Fethiye, però, è fallita, e così andiamo alla
Gürme; neppure loro vanno dove vogliamo, e ci indirizzano presso un’altra
ditta; là, un amico del titolare ci porta nella propria sede, e, solo ed esclusivamente
parlando in turco, guida EDT alla mano, riusciamo a comperare un biglietto
della sconosciutissima “Bati Antalya Coop.”
Finalmente liberi da tutte le incombenze, andiamo al mare. Per oggi, scegliamo
la tappa più vicina, la spiaggia di Konyaaltı, al capolinea dell’unico
tram che passa per Antalya. Non è un granché, anzi, ma almeno è mare, e ne
approfitto per farmi un piccolo bagno.
Lungo il marciapiede vediamo un signore che vende delle cozze, a mio avviso
un tantinello andate a male; una bambina ne compra un paio, ne mangia una
e poi, dal ponte sopra il tornante che porta alla spiaggia, lancia la seconda
cozza senza guardare se sotto sta passando qualcuno! Rimaniamo allibiti, anche
se c’è da dire che i Turchi sono estremamente puliti e questo caso è davvero
un’eccezione alla regola.
Alla sera, all’ostello, compriamo un tour (trasporto con autista) per visitare
le antiche rovine di Termessos, nostra prossima tappa, e ci dirigiamo al porto,
dove ci attende una romantica cena in riva al mare.